La sfida della Changeability, dalla montagna alla vita quotidiana

Challenge

“Believe in Changeability”. È una delle prime cose che si possono leggere di Methodos, una frase che si trova ovunque, dal sito alle firme nelle email.

Una parola bellissima, changeability, che non trova riscontro  in qualsiasi traduzione italiana. Mutevolezza non le rende certo giustizia; perché Changeability, in generale ma soprattutto nell’accezione di Methodos, è molto di più. È l’unione dei due termini che formano questa parola composta, “change” e “ability”: l’abilità di cambiare. 

La capacità intrinseca dell’uomo di adattarsi, di migliorarsi, di superare i propri limiti, di affrontare  le difficoltà. Un’attitudine che Methodos coltiva da 40 anni con il suo lavoro di consulenza, che indica come via per il successo delle aziende oggi; un contesto in continua evoluzione, mai stabile e sicuro, in cui chi si ferma è destinato ad essere lasciato indietro.

Un concetto bellissimo già solo visto così, in linea teorica.

Un valore meraviglioso quando toccato con mano, sperimentato. Come sta succedendo, a vari livelli, a tutte le persone che prendono parte alla più grande sfida di Changeability che questa società si sia mai posta: M4810.

Lo stimolo del primo passo

“Smettere di fumare a dire il vero è un po’ la punta dell’iceberg. È la cosa più visibile, quella che tutti notano e per cui mi fanno i complimenti. Ma in realtà è solo il culmine di un processo”. 
Elena è uno degli esempi più evidenti di questo fenomeno, di questa spinta al cambiamento che la sfida del progetto M4810 promuove.

L’inizio di questo percorso è stato un po’ burrascoso per tutti. Non capita spesso di sentirsi dire dal CEO della propria azienda che ci si preparerà per tre anni a scalare il Monte Bianco. 

Le poche persone che già erano avvezze alla montagna forse hanno fatto meno fatica. Ma per tutte le altre è stato uno shock. Le reazioni sono andate dall’iniziale rifiuto a pensare ad uno scherzo; fino a quella di Elena, che era convinta si sarebbe risolto tutto semplicemente in una bolla di sapone. “Chissà cosa si inventeranno come piano B, quando si renderanno conto che non è realistico”, ricorda sorridendo di aver pensato.

Ele

E invece, contro ogni pronostico, non si scherzava affatto. Si parte con le prime uscite, con le prime analisi dei feedback e gli aggiustamenti di tiro. Con gli incontri con il CAI, per acquisire la consapevolezza necessaria, poi quelli sportivi e medici, per conoscere i propri limiti (e scoprire come superarli).
E la sfida diventa sempre più reale, sempre più imminente. Ogni uscita, ogni passo, è un gradino in più. 
Se le prime passeggiate in montagna si potevano affrontare con uno spirito un po’ ingenuo, con il pensiero del “ma sì, vediamo”, diventa velocemente chiaro che per andare avanti servirà qualcosa di più dell’attrezzatura tecnica Salewa. Non basteranno i bastoncini ultraleggeri in carbonio per spingerci alla vetta: dovremo davvero cambiare mentalità, anche su come ci comportiamo nella nostra vita quotidiana.

Ma come si modificano abitudini consolidate da anni, decenni? A volte non ci rendiamo nemmeno conto di vivere con atteggiamenti controproducenti; semplicemente lo status quo, la nostra comfort zone. 

Come il fumo per Elena. Un vecchio vizio dal quale  aveva già provato a liberarsi, ma con scarso successo. E poi, si sa, non è mai il momento giusto per smettere di fumare.
Certo, si possono leggere libri e provare sostituti elettronici ma, con un trasloco dopo l’altro, lo stress del lavoro, tutte quelle sollecitazioni quotidiane che ci distraggono dalle cose importanti, è facile dimenticarsene.
Finché non scatta qualcosa.

Ele

“Ero da poco entrata in casa, casa mia, davvero, dopo 6 anni di vita praticamente nomade. Finalmente sentivo che era il momento di cambiare qualcosa. Ma è stato un messaggio a darmi la spinta definitiva, un messaggio di Filippo. Non ricordo nemmeno cosa avesse scritto, so solo che era una sfida: ci provocava a seguirlo, a spingerci oltre il seminato, oltre le nostre abitudini. E io, di getto, ho risposto: “sì, ci sono. Ci credo con te”. In fondo se lo fa lui, mi sono detta, se ne è così certa la persona che ha la responsabilità di questa intera azienda...allora perché io non dovrei?
E qualcosa è cambiato. 
Fino a quel momento, il mio approccio alla montagna, a M4810, probabilmente anche alle sfide con me stessa, era diverso. Non mi ci ero dedicata totalmente, in qualche modo involontario davo il minimo indispensabile per raggiungere l’obiettivo contingente. Poi tornavo a casa e mi accendevo la mia sigaretta, bevevo il mio bicchiere di vino, mangiavo male. Il cambiamento avveniva solo in montagna, e spariva appena scendevamo di quota.
Quel giorno mi sono detta che, se volevo giocare, dovevo farlo bene. Al massimo delle mie possibilità. E le sigarette erano il primo ostacolo, il più eclatante”.

La Changeability è un’abitudine strana. È davvero una sorta di muscolo, che si può allenare. Finché non lo si fa, finché si rimane fermi nella propria zona di comfort, è atrofizzata, non sembra in grado di sostenere sforzi. Ma una volta che si inizia a metterla in moto, d’improvviso risveglia anche altri muscoli. E, come una goccia che cade costante sempre nello stesso punto, inizia a scavare il letto di un fiume.

Il migliore amico delle sigarette è l’alcool e così Elena, per non trovarsi nella condizione di aver voglia di fumare, inizia a eliminarlo. Si guarda allo specchio, si pesa, e si rende conto di essere ingrassata. E il suo percorso di cambiamento, con l’aiuto di una collega, la porta a scoprire che il suo corpo è un tempio, e che il cibo che vi entra dovrebbe essere altrettanto sacro. Ma anche che va allenato, non solo nelle uscite in montagna, e così si iscrive finalmente alla palestra sotto casa, che aveva sempre visto ma mai davvero guardato.

“Ero contenta di fare finalmente qualcosa per me stessa, ma al contempo mi è venuta una gran paura. Mi sono vista invecchiata e fuori forma, qualche anno fa avrei semplicemente spinto il mio corpo a dare di più sotto sforzo ma ora, semplicemente, non riesco. Mi sono trovata davanti a realtà scomode, e ho iniziato a trattare il mio corpo con la delicatezza e l’attenzione che merita.
È la prima volta in vita mia che ho questo approccio, a dire il vero, e non so bene che cosa sto facendo. Ho tanti ingredienti a disposizione, e devo creare il piatto perfetto per me con quello che ho davanti...così mi sono messa a provarli tutti. E ancora li sto provando.
Sto cercando l'equilibrio giusto tra gli ingredienti, un pezzo alla volta, un esperimento alla volta. Ed è bellissimo”.

Una spinta gentile

“Quella della macchina è nata come una battuta con i colleghi, non credevo nemmeno ci fosse un reale collegamento all’inizio. È solo dopo che mi sono resa conto che sì, era vero: era il mio approccio ad essere cambiato”.

Lara ha una storia diversa. Meno lineare, apparentemente meno collegata, ma un altro esempio di come la Changeability si possa sì iniziare ad allenare in montagna, ma poi finisca per investire completamente le nostre vite.

“Il Mont Fallère forse è stato per me il vero spartiacque. Non ero mai arrivata così in alto in montagna, non avevo mai affrontato una ferrata, non pensavo nemmeno di saperlo fare! E quando sono arrivata in cima e ho guardato giù...wow! “Ma allora posso fare tutto”, mi sono detta”.

È stato casualmente proprio qualche giorno dopo quest’uscita che Lara si è resa conto di una cosa apparentemente scollegata: la sua patente stava per essere ritirata. Era scaduta già da 3 anni, ed entro 10 giorni sarebbe scaduta definitivamente.
Lara non ha mai avuto una grande passione per la guida, anzi ne ha abbastanza paura. Forse per un incidente a cui ha assistito da piccola, forse per carattere, ha sempre preferito la bici all’auto, e nemmeno le lezioni di guida regalate dal compagno qualche anno fa sono valse a farla sentire più tranquilla.
In condizioni normali quindi, avrebbe semplicemente rinnovato la patente e non l’avrebbe più usata per altrettanti anni. Ma questa volta...questa volta c’era qualcosa di diverso.

“Sono salita a più di 3.000 metri, ho raggiunto la cima di una montagna con le mie sole forze, qualcosa che la maggior parte delle persone non penserebbe nemmeno mai di fare nella vita...potrò allora anche riuscire a fare una cosa che fanno tutti come guidare, anche se mi fa paura?”. 
Una domanda che cambia tutta la prospettiva. E così, invece di limitarsi a rinnovare la patente e a dimenticarla in un cassetto ancora una volta, si è iscritta di nuovo a scuola guida.

Lara

“Ora sto facendo qualche guida con l’istruttore, con molta calma e senza nessuna pressione. Non voglio forzarmi, ma voglio superare una paura che mi blocca senza motivo dal diventare una versione “più grande” di me stessa. La montagna è stato lo stimolo a provare, quella scintilla di fiducia senza la quale non mi sarebbe probabilmente neanche venuto in mente.
Alla fine, è una questione di rinnovamento, di crescita. A una certa età, e dopo vent’anni passati nella stessa società, si potrebbe erroneamente pensare di essere arrivati, di non dover più cambiare. Invece in questo lavoro, in Methodos ti spingono ad alzare l'asticella sistematicamente: capisci che puoi imparare sempre di più.
E me ne sono resa conto a Punta Helbronner: avevo una gran paura della discesa, di distruggermi le caviglie sul ghiaccio e la neve, ero molto in ansia. Poi mi sono resa conto di un fatto: avevo i ramponi! Avevo i ramponi e potevo usarli, avevo gli strumenti giusti per affrontare ciò che stavo facendo, potevo effettivamente andare oltre quelle che credevo fossero le mie possibilità perché avevo acquisito qualcosa di nuovo. È questo il mio Monte Bianco: è dentro me, così come in tutta Methodos”.

La Changeability è davvero una cosa bellissima. Uno strumento di crescita potente, che ti porta non tanto a scoprire che puoi farcela, ma che hai in te la volontà di provarci. Magari non hai la certezza del risultato finale o, come nel caso di Lara, hai ancora paura; non hai vinto definitivamente la sfida; il percorso è lungo. Ma hai deciso di affrontarla e, da quando hai iniziato a farlo, hai più fiducia in te stesso, ti senti più forte, ti senti migliore e sorridi di più, a te e agli altri.

Lara

Ecco, queste sono le storie di cambiamento da raccontare. 
Perché, come ha detto Alessio Vaccarezza, “gli esempi sono dei virus: possono aiutare gli altri a far scattare qualcosa in loro, ad affrontare la propria sfida, a scalare il proprio Monte Bianco.
È Changeability, nella sua dimensione individuale e di team.
E viene prima del cambiamento: è l’enabler del cambiamento. 
In questa e in altre storie c’è la nostra promise, come Methodos e come M4810”.
 

 

The journey

1

M

3061

Mont Fallère

Methodos - M4810 - Mont Fallère

È la prima vetta oltre i 3.000m del nostro progetto

Il Mont Fallère  si trova nelle Alpi del Grand Combin in Valle d'Aosta.

Collocato tra la Valle del Gran San Bernardo e la Valdigne, rappresenta un  ottimo ingresso nel magico mondo dei Tremila. Il Mont Fallère, situato nel cuore della Valle d'Aosta propone una vista panoramica a 360° su tutte le vette valdostane. Il tracciato non è da sottovalutare ma in definitiva non presenta che lievi difficoltà alpinistiche e solo nel tratto di cresta finale.

Saliamo in due tappe: il primo giorno fino al Rifugio Fallère; il secondo giorno arriviamo alla vetta e poi scendiamo a valle. 

Leggi l'articolo di questa uscita :)

2

M

3128

Punta Lechaud

La nostra prima salita alpinistica ad una cima

La Punta Léchaud (3.128m) si trova lungo la linea di confine tra l'Italia (Valle d'Aosta) e la Francia (Savoia). Si trova a sud del Col della Seigne (2.512m) tra la valdostana val Veny e la savoiarda Valle dei Ghiacciai.

Saliamo in due tappe: nella prima giornata camminiamo da La Visaille al Rifugio Elisabetta Soldini (2.195m); nella seconda giornata salita alla punta e ritorno a La Visaille. 

Dal Rifugio si sale al Colle di Chavannes (2.603m); dal colle si deve abbandonare il sentiero segnalato che inizia a scendere nel Vallone di Chavannes, seguendo un sentiero sulla destra che attraversa in piano il ripidissimo versante orientale del Monte Lechaud. La traccia prosegue sulla destra, sempre non lontana dalla cresta del Monte Lechaud e supera un valloncello di pietrame o neve, raggiungendo l'ampia conca dove è collocato il Ghiacciaio di Chavannes. Calzati i ramponi si mette piede sul ghiacciaio salendo in diagonale verso sinistra. Dal dosso si volge gradualmente a destra puntando direttamente alla cima, che si raggiunge superando alcuni tratti di facili roccette a gradoni. Panorama vastissimo e spettacolare sul versante italiano del Monte Bianco.

Leggi l'articolo di questa uscita :)

 

3

M

3842

Vallée Blanche

Methodos - M4810 - Vallée Blanche

Traversata a piedi del ghiacciaio del Gigante verso l'Aiguille du Midi

Benché possa sembrare una "passeggiata panoramica", la Vallée Blanche non va sottovalutata, in quanto si tratta di un itinerario che prevede l'attraversamento del ghiacciaio del Gigante. È sempre necessario farsi accompagnare da una Guida Alpina che conosca molto bene l’itinerario e sappia leggere i pericoli.

Saliamo con funivia a Punta Helbronner (3.462m), indossiamo imbrago e ramponi e ci leghiamo in cordata. 

Il primo tratto ci fa perdere quota e poi si inizia a risalire verso l'Aiguille du Midi. L'ultimo tratto prevede la risalita di crinale e cresta innevata dell'Aiguille du Midi, con arrivo a 3.842m. 

Il ritorno è con i panoramici ovetti che ci riportano a Punta Helbronner. 

4

M

4559

Monte Rosa

Methodos - M4810 - Monte Rosa

2 giorni di full-immersion sul Monte Rosa per approfondire le tecniche alpinistiche.

Il Monte Rosa o Massiccio del Monte Rosa è un massiccio montuoso delle Alpi, posto nella sezione alpina delle Alpi Pennine, lungo il confine spartiacque tra Italia (al confine tra Valle d'Aosta e Piemonte) e Svizzera, che dà il nome al supergruppo delle Alpi del Monte Rosa, composto da diversi e importanti gruppi e sottogruppi, a est del Cervino e a sud-est del Massiccio del Mischabel. È il più esteso massiccio delle Alpi, il secondo per altezza dopo il Monte Bianco, il monte più alto della Svizzera e il secondo d'Italia, nonché quello con l'altitudine media più elevata: vi appartengono 9 delle prime 20 cime più alte della catena alpina.

5

M

4061

Gran Paradiso

Methodos - M4810 - Gran Paradiso

Il Gran Paradiso è l'unica montagna di 4000m totalmente in territorio italiano.

Il Gran Paradiso è l'unica montagna di 4000m totalmente in territorio italiano. Classica e affascinante salita: dopo una prima parte su ghiacciaio, per poter raggiungere vetta con la statua della Madonna, bisogna superare alcuni semplici passaggi di roccia.

6

M

4810

Monte Bianco

Methodos - M4810 - Monte Bianco

Il Monte Bianco (Mont Blanc in francese e in arpitano) è una montagna situata nel settore delle Alpi Nord-occidentali, lungo la sezione alpina delle Alpi Graie, sulla linea spartiacque tra la Valle d'Aosta (val Veny e val Ferret in Italia) e l'Alta Savoia (valle dell'Arve in Francia), nei territori comunali di Courmayeur e Chamonix, che dà il nome all'omonimo Massiccio del Monte Bianco, appartenente alla sottosezione delle Alpi del Monte Bianco.

Con i suoi 4.808,72 m d'altezza (ultima misura ufficiale il 13 settembre 2017) è la montagna più alta delle Alpi, d'Italia, di Francia e in generale dell'Europa se si esclude il Caucaso: da qui il suo soprannome di Re delle Alpi. Condivide assieme al Monte Elbrus nel Caucaso un posto tra le cosiddette Sette Sommità del Pianeta.

Prevalentemente di natura granitica, irta di guglie e di creste, intagliata da profondi valloni nei quali scorrono numerosi ghiacciai, è considerata una montagna di grande richiamo per l'alpinismo internazionale e, da un punto di vista della storiografia alpinistica, la nascita dell'alpinismo coincide con la data della sua prima ascensione: l'8 agosto 1786.