M4810 #4: Aurona

Passo del Sempione
M4810 - M4810 - Si riprende a salire - Passo del Sempione

Un’altra alba segna l’inizio di questa quarta avventura ad alta quota con Methodos.

Questa volta, accompagnata dalla triste consapevolezza che l’estate è davvero finita: alle 6 del mattino, quando molti di noi iniziano ad avviarsi verso il punto di ritrovo, la città è ancora immersa nel buio. Le giornate si accorciano a vista d’occhio, e questo apre un nuovo capitolo dell’avventura, quello delle uscite invernali, tra neve e ghiaccio. Ma per ora, non è questo il punto. Anzi, a giudicare dal caldo milanese anche a queste ore improbe, avremo una bella giornata mite anche durante l’ascesa.

Non sappiamo quanto ci sbagliamo, e per l’ennesima volta impareremo qualcosa sulla montagna: l’imprevedibilità del tempo.

In metropolitana ci osservano come alieni. Pigiati tra persone in abito e cravatta che si recano in ufficio per iniziare una nuova settimana, siamo totalmente e felicemente fuori luogo con i nostri zainoni d’alpinismo Salewa, brandizzati M4810. “Un’altra ordinaria giornata di lavoro in Methodos”, vorrei rispondere ai loro sguardi perplessi.

Il viaggio verso la Svizzera scorre placido tra un riposino e qualche chiacchiera. Fa ridere pensare che passeremo il confine via strada, per arrivare al punto di partenza della nostra salita, l’Ospizio del Sempione, ma che poi rivedremo la nostra Italia dall’alto dato che il punto di arrivo, la Capanna Monte Leone, si trova proprio sul “bordo”.

O almeno, così pensiamo. Per un motivo o per l’altro né io né la maggior parte del gruppo, oggi, vedrà quello che pensava di vedere.

 

Al momento della partenza, il mood è variegato. Ci sono persone particolarmente preoccupate per la propria forma fisica, dopo un lungo mese di mare e riposo. Altre, invece, hanno passato l’estate in montagna e si sentono più pronte che mai. Tutti, però, siamo d’accordo su una cosa: fa molto più freddo del previsto. Un vento gelido ci taglia a metà mentre iniziamo a salire, e l’impreparazione di molti si manifesta nell’aver dimenticato gli indispensabili buff, guanti e cappelli. Abbiamo ancora molto da imparare!

Ma va bene così, perché queste non sono solo una serie di uscite in montagna: fanno parte di un programma, assolutamente innovativo nel mondo del business, nato per stimolare, se mai ve ne fosse ancora bisogno, il mindset dei partecipanti e allenarlo a porsi sempre continue sfide, a scoprire veramente quali siano i propri limiti, a ricordare quanto sia importante conoscere bene il contesto e prepararsi al meglio per affrontarlo. Mindset necessario a questa squadra di consulenti per supportare i propri clienti e stimolarli ad essere ambiziosi, ma anche per affrontare e superare le sfide di business che in Methodos si sono prefissati. In questo percorso viaggiamo due volte: con i piedi che toccano il terreno e ci ricordano fin troppo bene che questa è fatica vera; e con la testa, che ci porta naturalmente a pensare alle sfide organizzative, a cosa significa affrontare un viaggio in cui è nota solo la meta finale, mentre tutto il resto è da costruire. Anche da questo si vede che siamo più pionieri che alpinisti.

 

Si dice che il passo di un gruppo, in montagna, debba essere dettato dal passo del membro più lento. È quello che ci ricordano anche gli istruttori del CAI che oggi ci accompagnano, è quello che tutti noi sappiamo e che continuiamo a ripeterci ad ogni uscita, ad ogni momento di debrief. Ma non ci vuole molto perché i diversi passi si facciano vedere, e quello del più lento non rimanga altro che...quello del più lento. E di chi chiacchiera con lui, cioè un gruppetto di poche persone di Methodos e il presidente del CAI Milano. Sicuramente c’è la voglia di chi ha un passo più svelto e deciso di liberare le proprie energie e di godersi il proprio amore per la montagna; certamente il gelido vento ad ogni folata non stimola una sosta di attesa; e sicuramente come gruppo che sta affrontando un cambiamento c’è ancora tanta strada da fare, e in fondo è per questo che siamo qui.

Fatto sta che, a un certo punto, vediamo gli zaini rossi e blu dei membri più vicini a noi scomparire dietro una cresta, a qualche centinaio di metri più in quota. A qualche centinaio di metri più a valle, invece, due soli membri del gruppo chiudono la coda. Ne parlo con i due ragazzi che condividono con me questo momento decisivo: bisogna fare una scelta, e bisogna farla in fretta. È la nostra ultima possibilità di recuperare il primo gruppo e di chiudere questa giornata con la vetta. Oppure di lasciarli allontanare e di non abbandonare l’altro, di gruppo, tra i quali c’è un componente del Team che nella salita ha riscontrato problemi fisici e che non sembra in grado di proseguire verso la meta finale.

Ma in verità non c’è nemmeno bisogno di parlarne, sappiamo cosa vogliamo fare: ci bardiamo con tutti i vestiti che abbiamo negli zaini per resistere alle folate del vento e aspettiamo, serenamente seduti a chiacchierare su un grosso sasso in mezzo alle spruzzate di rosso dei rododendri. L’importante è il viaggio, e non la meta. E come non tutti raggiungeranno effettivamente la cima del Monte Bianco nel 2020, ma tutti vogliamo partecipare al viaggio che porterà alcuni di noi lassù, anche oggi siamo con gli altri mentre li immaginiamo raggiungere la Capanna Monte Leone e posare gli occhi sul ghiacciaio e sulla vista sulle vallate.

Con il nostro passo, senza spingere oltre quanto avrebbe senso fare, dopo aver mangiato i nostri panini torniamo con calma verso valle, mentre il cielo sopra le nostre teste si chiude sempre di più tra le nuvole. Chissà cosa vedono i nostri compagni, dalla cima?

Scopriremo poche ore dopo, quando ci ritroveremo tutti sul sentiero di ritorno, tra abbracci e pacche sulle spalle, che la vista del ghiacciaio e di questo tratto di montagna è stata preclusa a quasi tutti! Mano a mano che salivano, il cielo si chiudeva nel bianco delle nuvole intorno a loro. Arrivati alla meta, il freddo e la nebbia erano tali che molti si sono rintanati all’interno del piccolo rifugio, e altri sono scappati verso le temperature più miti della valle il prima possibile. Giusto qualche barlume di apertura facevano intravedere il ghiacciaio e lo straordinario paesaggio di alta montagna intorno a loro, diverso da quelli che abbiamo assaporato in qualunque altra uscita finora.

È solo quando ritroviamo il resto del gruppo, e guardiamo in alto per indicare i vari punti del percorso che abbiamo raggiunto, che il cielo si apre completamente e mostra tutto lo splendore della valle. Il ghiaccio azzurro scintilla al sole, lassù in alto, lontano da tutti. Ironico, no?

Forse anche il cielo ci vuole ricordare qual è il prossimo aspetto della preparazione che dobbiamo tenere in considerazione: non tanto l’alimentazione, non solo l’allenamento, ma la nostra capacità di goderci il viaggio. Oggi la montagna ci ha per la prima volta davvero mostrato che non sarà facile restare tutti insieme fino alla fine nell’impresa alpinistica, ma ci sarà comunque spazio per tutti per rimanere uniti e protagonisti di questa avventura. Ciascuna escursione e ciascuna tappa del Programma prevede infatti un’importante fase di studio e preparazione, che richiede impegno e dedizione. Inoltre il Programma M4810 ha nei suoi obiettivi, non solo l’allenamento del mindset e del fisico del team Methodos, ma anche la valorizzazione della esperienza per cause socialmente utili e, non ultimo, lo sviluppo della performance di team delle organizzazioni che hanno scelto Methodos come loro partner per il Change Management.

Insomma, ne abbiamo di strada da fare. In tutti i sensi e tutti insieme.




 

The journey

1

M

3061

Mont Fallère

Methodos - M4810 - Mont Fallère

È la prima vetta oltre i 3.000m del nostro progetto

Il Mont Fallère  si trova nelle Alpi del Grand Combin in Valle d'Aosta.

Collocato tra la Valle del Gran San Bernardo e la Valdigne, rappresenta un  ottimo ingresso nel magico mondo dei Tremila. Il Mont Fallère, situato nel cuore della Valle d'Aosta propone una vista panoramica a 360° su tutte le vette valdostane. Il tracciato non è da sottovalutare ma in definitiva non presenta che lievi difficoltà alpinistiche e solo nel tratto di cresta finale.

Saliamo in due tappe: il primo giorno fino al Rifugio Fallère; il secondo giorno arriviamo alla vetta e poi scendiamo a valle. 

Leggi l'articolo di questa uscita :)

2

M

3128

Punta Lechaud

La nostra prima salita alpinistica ad una cima

La Punta Léchaud (3.128m) si trova lungo la linea di confine tra l'Italia (Valle d'Aosta) e la Francia (Savoia). Si trova a sud del Col della Seigne (2.512m) tra la valdostana val Veny e la savoiarda Valle dei Ghiacciai.

Saliamo in due tappe: nella prima giornata camminiamo da La Visaille al Rifugio Elisabetta Soldini (2.195m); nella seconda giornata salita alla punta e ritorno a La Visaille. 

Dal Rifugio si sale al Colle di Chavannes (2.603m); dal colle si deve abbandonare il sentiero segnalato che inizia a scendere nel Vallone di Chavannes, seguendo un sentiero sulla destra che attraversa in piano il ripidissimo versante orientale del Monte Lechaud. La traccia prosegue sulla destra, sempre non lontana dalla cresta del Monte Lechaud e supera un valloncello di pietrame o neve, raggiungendo l'ampia conca dove è collocato il Ghiacciaio di Chavannes. Calzati i ramponi si mette piede sul ghiacciaio salendo in diagonale verso sinistra. Dal dosso si volge gradualmente a destra puntando direttamente alla cima, che si raggiunge superando alcuni tratti di facili roccette a gradoni. Panorama vastissimo e spettacolare sul versante italiano del Monte Bianco.

Leggi l'articolo di questa uscita :)

 

3

M

3842

Vallée Blanche

Methodos - M4810 - Vallée Blanche

Traversata a piedi del ghiacciaio del Gigante verso l'Aiguille du Midi

Benché possa sembrare una "passeggiata panoramica", la Vallée Blanche non va sottovalutata, in quanto si tratta di un itinerario che prevede l'attraversamento del ghiacciaio del Gigante. È sempre necessario farsi accompagnare da una Guida Alpina che conosca molto bene l’itinerario e sappia leggere i pericoli.

Saliamo con funivia a Punta Helbronner (3.462m), indossiamo imbrago e ramponi e ci leghiamo in cordata. 

Il primo tratto ci fa perdere quota e poi si inizia a risalire verso l'Aiguille du Midi. L'ultimo tratto prevede la risalita di crinale e cresta innevata dell'Aiguille du Midi, con arrivo a 3.842m. 

Il ritorno è con i panoramici ovetti che ci riportano a Punta Helbronner. 

4

M

4559

Monte Rosa

Methodos - M4810 - Monte Rosa

2 giorni di full-immersion sul Monte Rosa per approfondire le tecniche alpinistiche.

Il Monte Rosa o Massiccio del Monte Rosa è un massiccio montuoso delle Alpi, posto nella sezione alpina delle Alpi Pennine, lungo il confine spartiacque tra Italia (al confine tra Valle d'Aosta e Piemonte) e Svizzera, che dà il nome al supergruppo delle Alpi del Monte Rosa, composto da diversi e importanti gruppi e sottogruppi, a est del Cervino e a sud-est del Massiccio del Mischabel. È il più esteso massiccio delle Alpi, il secondo per altezza dopo il Monte Bianco, il monte più alto della Svizzera e il secondo d'Italia, nonché quello con l'altitudine media più elevata: vi appartengono 9 delle prime 20 cime più alte della catena alpina.

5

M

4061

Gran Paradiso

Methodos - M4810 - Gran Paradiso

Il Gran Paradiso è l'unica montagna di 4000m totalmente in territorio italiano.

Il Gran Paradiso è l'unica montagna di 4000m totalmente in territorio italiano. Classica e affascinante salita: dopo una prima parte su ghiacciaio, per poter raggiungere vetta con la statua della Madonna, bisogna superare alcuni semplici passaggi di roccia.

6

M

4810

Monte Bianco

Methodos - M4810 - Monte Bianco

Il Monte Bianco (Mont Blanc in francese e in arpitano) è una montagna situata nel settore delle Alpi Nord-occidentali, lungo la sezione alpina delle Alpi Graie, sulla linea spartiacque tra la Valle d'Aosta (val Veny e val Ferret in Italia) e l'Alta Savoia (valle dell'Arve in Francia), nei territori comunali di Courmayeur e Chamonix, che dà il nome all'omonimo Massiccio del Monte Bianco, appartenente alla sottosezione delle Alpi del Monte Bianco.

Con i suoi 4.808,72 m d'altezza (ultima misura ufficiale il 13 settembre 2017) è la montagna più alta delle Alpi, d'Italia, di Francia e in generale dell'Europa se si esclude il Caucaso: da qui il suo soprannome di Re delle Alpi. Condivide assieme al Monte Elbrus nel Caucaso un posto tra le cosiddette Sette Sommità del Pianeta.

Prevalentemente di natura granitica, irta di guglie e di creste, intagliata da profondi valloni nei quali scorrono numerosi ghiacciai, è considerata una montagna di grande richiamo per l'alpinismo internazionale e, da un punto di vista della storiografia alpinistica, la nascita dell'alpinismo coincide con la data della sua prima ascensione: l'8 agosto 1786.