Ricominciare a scrivere di questo progetto è un po’ come rimettere delle vecchie scarpe da trekking, dopo che non si andava in montagna da un po’.
All’inizio le guardi con circospezione, sembrano grosse, ingombranti, scomode. Come facevi a camminarci?
Poi infili il piede: fa un po’ di resistenza, sembra che non sia il tuo numero. Ma infine…puff. Scivola dentro tutto d’un colpo e la scarpa abbraccia la caviglia.
È lei. È proprio lei.
In effetti, l’analogia con lo scarpone è più calzante che mai.
Non sono solo due anni che non scriviamo più tra queste pagine virtuali: sono anche due anni che il progetto M4810 è stato messo forzatamente in pausa.
Sappiamo tutti cos’è successo in questo lungo periodo.
Il Covid ci ha però anche ricordato l’importanza della change-ability, di cui ci siamo sempre fatti portavoce. E di non lasciare mai in sospeso i progetti che ci permettono di allenarla.
Dove eravamo
Ci eravamo lasciati nell’estate del 2019. Un’estate che aveva tinto di rosso le cime intorno al Monte Bianco, con i tanti e bellissimi traguardi della Red Week. E che era culminata in una delle uscite più belle e impegnative che avessimo fatto fino ad allora: la Vallée Blanche.
Tosta non solo per altitudine e dislivello, ma soprattutto perché per molti era stata il primo incontro con la VERA alta montagna.
Era stato il culmine di un percorso iniziato più di un anno prima, con un gruppo eterogeneo e colorato di consulenti aziendali che si erano ritrovati sorridenti e un po’ impreparati alle falde del Monte Sodadura, ai Piani di Artavaggio.
Ricordo con un sorriso quel gruppetto iniziale. Sembrava impossibile, sembrava uno scherzo: davvero vogliamo arrivare a scalare il Monte Bianco? Veramente vogliamo mettere alla prova la nostra capacità di change management su noi stessi, trasformandoci in alpinisti?
Ma dopo tanti incontri in ufficio per prepararci, molte uscite da soli o con le Guide Alpine di Courmayeur, innumerevoli Power Point ed Excel compilati con nomi e dati…siamo arrivati lassù.
In cima all’Aiguille du Midi, 3.842 metri di altitudine, a guardare in faccia il nostro obiettivo finale: il Monte Bianco. 4810 metri di montagna, quasi mille in più di quanto avessimo già fatto…eppure improvvisamente sembrava quasi fattibile.
È per questo che l’uscita successiva, quella in Val Porcellizzo, l’ho definita "l'ultima delle prime”: era un punto di svolta, un passaggio obbligato da un livello a un altro di questa avventura. Fin lì avevamo giocato a testare i nostri limiti…da quel momento in avanti avremmo dovuto superarli, 4810 volte.
E poi…
Poi sappiamo tutti com’è andata.
Uno stop forzato
A marzo 2020, proprio quando le nostre uscite di preparazione avrebbero dovuto diventare più assidue, individuali, sfidanti…lockdown.
E abbiamo capito che il 2020 non sarebbe stato l’anno che avevamo immaginato, per nessuno al mondo.
M4810 è stato un progetto che ci ha insegnato tanto, proprio lui ci ha aiutato ad affrontare il cambiamento del Coronavirus. A reagire in modo rapido, consapevole, unito.
All’inizio della pandemia, M4810 era l’ultimo dei problemi ovviamente: c’erano processi da riorganizzare, eventi e attività da spostare online e reinventare completamente. E poi la paura, l’incertezza, il dolore.
Mantenere viva la fiamma di questo progetto per un po’ è stato anche un tentativo di restare uniti, di muoversi, di giocare insieme, anche se separati: abbiamo organizzato qualche allenamento virtuale, ognuno a suo modo, dalla propria casa. Ma presto è arrivata la certezza che non saremmo riusciti a concluderla nel modo che avevamo programmato, nell’anno che portavamo persino scritto in rosso sul petto, stampato sulle nostre giacche Salewa coordinate.
E così il Monte Bianco è sparito momentaneamente dai radar, soppiantato da un nuovo modo di vivere il lavoro e la vita a cui abbiamo dovuto adattarci.
Il 2020 è lentamente scivolato via, tra riaperture e nuove ondate, speranza e frustrazione.
È arrivato un 2021 che non sapeva poi molto di novità, ma che con l’ironia pungente che solo la vita può avere ci ha portato neve. Un sacco di neve.
Tanta neve da farci anche pensare di sfuggita “sarebbe l’anno perfetto per scalare il Monte Bianco”; ma non era possibile, tutte le altre condizioni non c’erano.
E così, di nuovo chiusi in casa, abbiamo guardato quella neve sciogliersi al sole e un altro anno passare.
In un certo senso, c’è una inaspettata assonanza tra la necessità di affrontare il coronavirus nel 2020-2021 e la opportunità di salire sul Mone Bianco.
Non parliamo di sfida (la pandemia è sfidante ma non è una sfida...) ma di atteggiamento mentale.
In entrambi i casi si richiedeva - e si richiede - la disponibilità ad affrontare un contesto del tutto nuovo, a mettere alla prova la nostra capacità di cambiare. A camminare in un modo diverso, con forza e allenamento mentale non noti prima.
Forse sì: in un centro senso la fase più dura del coronavirus potrebbe essere chiamata il nostro “Monte Bianco 2020 e 2021”.
Ora siamo nel 2022, e il passo cambia di nuovo
Il momento giusto non esiste
Non so bene quando abbiamo capito che eravamo pronti per ripartire.
Forse durante le chiacchiere di corridoio in uffici finalmente ripopolati, almeno per chi vuole farne uso. Forse a un aperitivo dopo il lavoro, in momenti di una vita sociale quasi tornata alle abitudini note.
Fatto sta che a un certo punto l’idea è diventata una proposta: il 2022 potrebbe essere il nuovo 2020 per M4810.
I timori, i dubbi e le preoccupazioni hanno lasciato il posto a una certezza, che un progetto del genere non può rimanere abbandonato a metà.
Abbiamo dato troppo per lasciarlo semplicemente in sospeso, e la voglia di chiudere il progetto ha prevalso sul resto.
Dobbiamo scrivere un finale a questa storia, sia quello che sia.
Le difficoltà non sono poche: il mondo oscilla ancora tra una normalità che fatica a tornare, e nuove abitudini che cerchiamo di integrare nelle nostre vecchie vite. Il tempo è poco, le possibilità di organizzare un percorso completo che ci porti fino alla vetta del Monte Bianco sono minori di quanto fossero due anni fa.
Questa volta la strada sarà molto più in salita, autonoma e richiederà una presa di consapevolezza maggiore. L’obiettivo collettivo si fonda sull’impegno del singolo.
Il gruppo è molto diverso.
Alcune persone hanno scelto di seguire il percorso in modo differente; pur stando vicine al gruppo hanno deciso di non salire. Il tempo è poco e le priorità molte. Scegliere a quali dedicare le proprie energie è e deve essere una decisione personale.
E poi ci sono anche facce nuove, occhi entusiasti - e gambe “coraggiose” - che vedono in M4810 tutta la bellezza del progetto, la punta di diamante di un’azienda che non si arrende e decide di perseguire obiettivi alti e simbolici.
Non sarà facile, non sarà lineare, non sarà il momento “giusto”.
Ma il momento perfetto non esiste. O se c’è, è esattamente quello in cui si decide di realizzare i propri obiettivi.
Doveva essere il 2020, ma una pandemia ci ha tagliato la strada.
Poteva essere il nevoso 2021, perfetto sotto ogni altro punto di vista, ma ancora impossibile.
Il 2022 potrà essere tante cose, e siamo aperti a tutto. Ma non aspetteremo che sia altro rispetto a ciò che è.
Noi ricominciamo da dove avevamo lasciato…vediamo dove ci porterà la strada.