M4810 #1: Rifugio Nicola

Che la sfida abbia inizio!
M4810 - Prima uscita M4810 - Che la sfida abbia inizio!

Arriviamo al parcheggio a Milano, che ci siamo dati come punto d’incontro con il resto del gruppo, la mattina presto. Sono da poco passate le 7, e siccome siamo a maggio il sole è già alto nel cielo: promette una giornata bella ma calda.

Mi guardo intorno, cercando segni di attrezzatura da montagna, e trovo il team. Sono tutti vestiti in modo sportivo, ma non specifico per il trekking: molti di loro non si sono mai dati alle scampagnate in montagna e si sono ovviamente arrangiati con ciò che avevano. Dalla prossima uscita, sarà tutto un altro panorama: il nostro sponsor d’eccezione, Salewa, rifornirà tutti di attrezzatura tecnica di ultima generazione, e sembreranno un vero team di alpinisti, come si addice a chi da qui a due anni si ritroverà a raggiungere la cima del Monte Bianco. Li si riconosce subito non solo per l’abbigliamento, ma soprattutto per lo sguardo di ognuno. Sono lì che chiacchierano normalmente, ma si vede subito che gli occhi brillano: è la prima sfida che si trovano ad affrontare, oggi questo sogno un po’ folle ma bellissimo chiamato M4810 diventa realtà. Non più solo parole, ma una sfida fatta di sudore, sacrifici, allenamento individuale e lavoro di squadra. 

Comunque è il bello di questa avventura: sono tutti ancora un po’ impreparati, e lo sanno. Ma sono anche tutti carichi di stimoli e di voglia di farcela! È un percorso lungo e tortuoso che inizia oggi, un appuntamento mensile che occuperà svariati giorni al mese per i prossimi 24, una sfida costante da accompagnare con la preparazione atletica e una dieta finalizzata - e, ovviamente, con il lavoro in ufficio. Non proprio quello che ci si aspetta da un’azienda, un intero team di una quarantina di persone, in un venerdì lavorativo, comunque!
 

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Partiamo, divisi in gruppetti più piccoli nelle varie macchine, destinazione: le montagne sul lago di Como, per la precisione Moggio. Il nostro obiettivo, in questa prima uscita di “acclimatamento”, è il monte Sodadura, e in particolare il rifugio Nicola, ai Piani di Artavaggio. A 1900 metri sul livello del mare, è una bella sfida per il gruppo, considerando che da Moggio partiamo a poco meno di 900.
Prima di partire, percepisco nell’aria sentimenti discordanti. Sento voci preoccupate e altre esaltate, timori sulla difficoltà del percorso, ansie sulla ripidità della salita. 1000 metri di dislivello non sono tanti, ma non sono nemmeno pochi per chi non è mai andato in montagna. Mi rendo conto della difficoltà di chi ha dovuto studiare questa prima uscita, ovvero i membri di Methodos che più sono avvezzi al trekking: non dovevano scegliere qualcosa di troppo difficile per non rischiare di scoraggiare il gruppo. Dall’altra parte, non potevano nemmeno optare per qualcosa che risultasse troppo facile: avrebbero rischiato di far sottovalutare ai colleghi la portata della sfida che li attende nei prossimi due anni.

Il sentimento prevalente, comunque, è quello positivo del senso di competizione personale. Ma soprattutto del divertimento, di passare una giornata all’aria aperta, un venerdì lavorativo con i colleghi, che diventano sempre più degli amici e dei compagni di avventura, all’insegna dello sport! 
Tutti si preparano: qualcuno fa stretching, qualcun altro una telefonata, qualche ardito fuma persino una sigaretta. E poi via, inizia la salita! Il passo è cadenzato, rapido, di chi ha voglia di farcela. I volti sono sorridenti, si chiacchiera lungo il percorso, camminando nell’ombra del bosco. Tutto sta andando bene, anche meglio del previsto!

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Ma la montagna non è mai semplice come sembra, e la fatica arriva gradualmente dopo qualche chilometro. Il gruppo comincia a separarsi, con una parte di persone che apre la strada, e un altro che viene distanziato, rimane indietro. Poi arrivano i crampi, le vesciche, la stanchezza di chi non è abituato ad un’attività così provante per lungo tempo...e anche il secondo gruppo inizia a sfaldarsi. Il gruppo che si trova più avanti ha un attimo di vacillamento, quando arriva in prossimità del primo rifugio, dove per sicurezza è stato comunque prevista la possibilità di fermarsi a pranzo. Dovrebbero rimanere tutti lì e rinunciare alla vetta? Aspettare il resto del gruppo, e continuare dopo mangiato? 

Per la prima volta, sento un po’ di incertezza. Non perché qualcuno pensi di non farcela, né perché ci sia del risentimento per le prevedibili difficoltà, ma semplicemente perché è sempre brutto lasciare indietro dei compagni. Sono una squadra, e come squadra vorrebbero arrivare al traguardo, oggi come nel 2020. Ma si sa anche che non tutti ce la faranno, ed è questo il punto: che devono trovare il modo di funzionare come un meccanismo perfettamente oliato, in cui tutti collaborano al massimo delle proprie potenzialità. Non tutti arriveranno fisicamente in cima, ma tutti devono arrivarci moralmente. È quello che ha detto lo stesso Filippo durante l’introduzione del progetto, è quello di cui tutti si trovano a capire il significato ora.

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Ci si sente via radio con il resto del gruppo, qualche battuta e qualche parola di conforto, e poi si decide di fare quello che va fatto: proseguire, con il supporto di tutti, anche di chi non c’è fisicamente. E così si riparte!

Adesso il terreno è diverso, siamo veramente in montagna. Le salite si fanno più estenuanti, ma i panorami sempre più belli, come a volerci ricompensare. Persino il cane che accompagna il gruppo comincia ad essere stanco, e occasionalmente si avvicina al padrone e si fa portare in braccio. Ma siamo sempre più vicini alla meta! L’ultimo sforzo viene ripagato dalla vista conica del rifugio Nicola, che richiama quella del monte Sodadura...yu-huuuuu!

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L’arrivo a destinazione è sempre un momento magico. È come se tutta la stanchezza si riversasse d’improvviso sui muscoli. D’un tratto ci si sente come se non si potesse muovere più nemmeno un passo. Tutti collassano appena toccano una panca, o addirittura per terra. Ma mi guardo intorno, e non vedo nessuna faccia a cui manchi il sorriso! Un sorriso ansimante e sudato, ma radioso. E ovviamente, quello più largo ce l’ha stampato sul viso proprio chi era alla sua prima esperienza di trekking, chi temeva di non farcela, chi scopre improvvisamente di aver sottovalutato le proprie capacità!

I sorrisi si allargano ulteriormente quando arriva il pranzo: pizzoccheri per tutti, insieme ad altre mille prelibatezze della zona! Non so se era questo che intendeva Luigi, il medico della spedizione, quando ci aveva parlato della dieta da seguire, ma tant’è. Bisogna pur premiarsi! 

A pance piene, ci si concede un po’ di relax: chi gioca a fresbee, chi si esamina le vesciche come ferite di guerra, e di nuovo, chi fuma. Da fumatrice, posso confermare che poche cose danno più soddisfazione di una sigaretta in vetta. Il nostro medico mi perdonerà per queste parole, spero! 

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Arriva presto l’ora di tornare giù. La discesa sembra più breve e più facile, ma è spesso proprio qui che ci si fa male, quindi va affrontata con estrema attenzione.

Quando arriviamo a valle e ritroviamo il resto del gruppo, l’eccitazione è palpabile. Le persone si ritrovano come se non si vedessero da settimane, e non da ore. Abbracci, strette di mano, risate, racconti. Ognuno fa la conta delle “ferite di guerra”: chi mostra con orgoglio le vesciche, chi si fa massaggiare un piede, chi accusa strappi o contratture. Sono i classici souvenir che si riporta a casa dopo un trekking in montagna, soprattutto se non si è allenati. Ma tutti, anche i più acciaccati, sorridono orgogliosi. Ognuno ha un’idea molto più chiara di quello che lo aspetterà nei prossimi mesi. Tutti hanno capito che la montagna non va sottovalutata, ma che se affrontata con rispetto e preparazione, può dare grandi soddisfazioni. Bisogna cambiare solo il proprio mindset...e cosa vuoi che sia, per la “change management company”?
 

The journey

1

M

3061

Mont Fallère

Methodos - M4810 - Mont Fallère

È la prima vetta oltre i 3.000m del nostro progetto

Il Mont Fallère  si trova nelle Alpi del Grand Combin in Valle d'Aosta.

Collocato tra la Valle del Gran San Bernardo e la Valdigne, rappresenta un  ottimo ingresso nel magico mondo dei Tremila. Il Mont Fallère, situato nel cuore della Valle d'Aosta propone una vista panoramica a 360° su tutte le vette valdostane. Il tracciato non è da sottovalutare ma in definitiva non presenta che lievi difficoltà alpinistiche e solo nel tratto di cresta finale.

Saliamo in due tappe: il primo giorno fino al Rifugio Fallère; il secondo giorno arriviamo alla vetta e poi scendiamo a valle. 

Leggi l'articolo di questa uscita :)

2

M

3128

Punta Lechaud

La nostra prima salita alpinistica ad una cima

La Punta Léchaud (3.128m) si trova lungo la linea di confine tra l'Italia (Valle d'Aosta) e la Francia (Savoia). Si trova a sud del Col della Seigne (2.512m) tra la valdostana val Veny e la savoiarda Valle dei Ghiacciai.

Saliamo in due tappe: nella prima giornata camminiamo da La Visaille al Rifugio Elisabetta Soldini (2.195m); nella seconda giornata salita alla punta e ritorno a La Visaille. 

Dal Rifugio si sale al Colle di Chavannes (2.603m); dal colle si deve abbandonare il sentiero segnalato che inizia a scendere nel Vallone di Chavannes, seguendo un sentiero sulla destra che attraversa in piano il ripidissimo versante orientale del Monte Lechaud. La traccia prosegue sulla destra, sempre non lontana dalla cresta del Monte Lechaud e supera un valloncello di pietrame o neve, raggiungendo l'ampia conca dove è collocato il Ghiacciaio di Chavannes. Calzati i ramponi si mette piede sul ghiacciaio salendo in diagonale verso sinistra. Dal dosso si volge gradualmente a destra puntando direttamente alla cima, che si raggiunge superando alcuni tratti di facili roccette a gradoni. Panorama vastissimo e spettacolare sul versante italiano del Monte Bianco.

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3

M

3842

Vallée Blanche

Methodos - M4810 - Vallée Blanche

Traversata a piedi del ghiacciaio del Gigante verso l'Aiguille du Midi

Benché possa sembrare una "passeggiata panoramica", la Vallée Blanche non va sottovalutata, in quanto si tratta di un itinerario che prevede l'attraversamento del ghiacciaio del Gigante. È sempre necessario farsi accompagnare da una Guida Alpina che conosca molto bene l’itinerario e sappia leggere i pericoli.

Saliamo con funivia a Punta Helbronner (3.462m), indossiamo imbrago e ramponi e ci leghiamo in cordata. 

Il primo tratto ci fa perdere quota e poi si inizia a risalire verso l'Aiguille du Midi. L'ultimo tratto prevede la risalita di crinale e cresta innevata dell'Aiguille du Midi, con arrivo a 3.842m. 

Il ritorno è con i panoramici ovetti che ci riportano a Punta Helbronner. 

4

M

4559

Monte Rosa

Methodos - M4810 - Monte Rosa

2 giorni di full-immersion sul Monte Rosa per approfondire le tecniche alpinistiche.

Il Monte Rosa o Massiccio del Monte Rosa è un massiccio montuoso delle Alpi, posto nella sezione alpina delle Alpi Pennine, lungo il confine spartiacque tra Italia (al confine tra Valle d'Aosta e Piemonte) e Svizzera, che dà il nome al supergruppo delle Alpi del Monte Rosa, composto da diversi e importanti gruppi e sottogruppi, a est del Cervino e a sud-est del Massiccio del Mischabel. È il più esteso massiccio delle Alpi, il secondo per altezza dopo il Monte Bianco, il monte più alto della Svizzera e il secondo d'Italia, nonché quello con l'altitudine media più elevata: vi appartengono 9 delle prime 20 cime più alte della catena alpina.

5

M

4061

Gran Paradiso

Methodos - M4810 - Gran Paradiso

Il Gran Paradiso è l'unica montagna di 4000m totalmente in territorio italiano.

Il Gran Paradiso è l'unica montagna di 4000m totalmente in territorio italiano. Classica e affascinante salita: dopo una prima parte su ghiacciaio, per poter raggiungere vetta con la statua della Madonna, bisogna superare alcuni semplici passaggi di roccia.

6

M

4810

Monte Bianco

Methodos - M4810 - Monte Bianco

Il Monte Bianco (Mont Blanc in francese e in arpitano) è una montagna situata nel settore delle Alpi Nord-occidentali, lungo la sezione alpina delle Alpi Graie, sulla linea spartiacque tra la Valle d'Aosta (val Veny e val Ferret in Italia) e l'Alta Savoia (valle dell'Arve in Francia), nei territori comunali di Courmayeur e Chamonix, che dà il nome all'omonimo Massiccio del Monte Bianco, appartenente alla sottosezione delle Alpi del Monte Bianco.

Con i suoi 4.808,72 m d'altezza (ultima misura ufficiale il 13 settembre 2017) è la montagna più alta delle Alpi, d'Italia, di Francia e in generale dell'Europa se si esclude il Caucaso: da qui il suo soprannome di Re delle Alpi. Condivide assieme al Monte Elbrus nel Caucaso un posto tra le cosiddette Sette Sommità del Pianeta.

Prevalentemente di natura granitica, irta di guglie e di creste, intagliata da profondi valloni nei quali scorrono numerosi ghiacciai, è considerata una montagna di grande richiamo per l'alpinismo internazionale e, da un punto di vista della storiografia alpinistica, la nascita dell'alpinismo coincide con la data della sua prima ascensione: l'8 agosto 1786.