Certe sfide sono più grandi di altre

Elisabetta P.

Quello che tutti qui stanno affrontando è indubbiamente un percorso a ostacoli. Riuscire a prepararsi per raggiungere la cima del Monte Bianco con consapevolezza, costruire le capacità tecniche e l’allenamento necessario, la preparazione fisica e psicologica giusta, continuando a lavorare e a vivere la propria vita come se nulla fosse cambiato...

È una sfida enorme per tutti.

Certe sfide, però, sono più grandi di altre. È quello che penso con ammirazione e stupore mentre osservo Lilli camminare davanti a me, con passo costante e fermo, leggermente più lento di quello di altri membri del gruppo ma pur sempre un’andatura da vera montanara. Se non fosse per quella gamba destra che trascina un po’, in maniera quasi impercettibile, non mi renderei minimamente conto della lotta che sta combattendo...a volte vincendo, altre meno.

Lilli è una grande amante della montagna. Fa lunghe passeggiate da sempre, tanto che la meta di questa spedizione l’ha già vista molto bene da vicino, quando ha percorso il classico tour del Monte Bianco. Sarebbe una delle persone più pronte ad affrontare questo progetto, probabilmente si ritroverebbe ad arrivare tra i primi in vetta a ogni uscita, se non fosse che oltre allo zaino porta sulle spalle un altro grande peso. Anzi, sulle gambe. La sclerosi multipla.

Lilli

“Ti sto rallentando? Vuoi passare?”, mi chiede, fermandosi con un sorriso.

“No, tranquilla. Adoro camminare lentamente in montagna”, rispondo sincera. E così iniziamo a chiacchierare...e non smetteremo di farlo fino a che non risaliremo sull’autobus verso Milano per tornare a casa!

“Sai, convivo con questa cosa da vent’anni. L’esordio è stato duro – non camminavo più, ho avuto paura che non mi sarei ripresa. Invece fino a poco tempo fa sono stata fortunata. Superati gli attacchi che ogni tanto colpivano, riuscivo a fare molto di quello che amo: montagna, corsa, ogni tipo di attività! Poi, 5 anni fa, un crollo, lento ma deciso: fine della corsa, fine dei tacchi alti, passo insicuro”.

Mentre mi racconta queste cose, lo fa con un sorriso che non lascia dubbi sul motivo per cui sia così amata da tutto il team. È una forza e sento un’ammirazione indescrivibile. Spinge con i suoi bastoncini ricurvi, da nordic walking, aiutando e accompagnando ogni passo con le braccia. Le chiedo cosa ha pensato quando le hanno parlato del progetto M4810. Insomma, lavori per un’azienda di consulenza di Change Management e ti propongono di affrontare un cambiamento che non sai se il tuo corpo ti permetterà di fare. Questa sì che è una prova. E lei si mette a ridere!

“L’idea mi è piaciuta tantissimo, ovviamente! Era una sfida senza precedenti per me. Non sapevo cosa sarebbe successo, non lo so tutt’ora. Ogni giorno, a ogni uscita, mi dico “vediamo dove arrivo”. Penso che non ce la farò, nemmeno ad affrontarne una parte. E poi invece vedo con soddisfazione che ce la faccio. E mi carico per la tappa successiva.

La prima uscita è stata la peggiore, è stata davvero difficile, anche perché non ero più allenata. Mi sono detta che questa avventura sarebbe finita subito, che non avrei mai raggiunto una vetta con il resto del gruppo. Alla terza tappa, dopo aver saltato la seconda, ero partita scoraggiata. E invece...e invece le mie gambe mi hanno sorpreso! Non ho provato a raggiungere la vetta del Monte Fallère solo perché non ero sicura della parte di via ferrata da affrontare, ma mi sarei quasi sentita di farlo. E quest’estate mi sono allenata così tanto, sono stata in montagna tutto il tempo, volevo davvero riuscire a raggiungere la vetta…ma questa volta le mie gambe forse non sono d’accordo”.

Si ferma, ed entrambe guardiamo in alto, verso i compagni ben più avanti di noi. È vero, siamo lontani. E camminando dietro di lei mi accorgo che la sua fatica sta aumentando, anche se non dice nulla. Mi chiedo se non le stia facendo un dispetto a chiacchierare così, magari vorrebbe concentrarsi di più sulla camminata. Ma dopo pochi secondi di contemplazione lei riprende a muoversi, e a parlare.

“Comunque, sto continuando ad allenarmi sotto diversi punti di vista. Sai, ci sono vari aspetti da controllare: faccio yoga per l’equilibrio, nordic walking per la potenza, fisioterapia...quest’avventura è solo un’altro pezzo del puzzle! In fondo, ho sempre sostenuto che lo sport sia fondamentale per combattere questa malattia, anche vent’anni fa, quando non c’erano studi a dimostrarlo. E oggi, invece, ci sono tante conferme! Anche perché la depressione in alcuni casi è il risultato dei processi patologici della SM. Non è facile tenere su l’umore, è quella la vera sfida. E lo sport è...semplicemente fantastico. Come quella volta che ho riprovato a correre: non credevo ci sarei riuscita. E invece, è stato incredibile: mi viene da ridere a dirlo ma sembravo Forrest Gump, le “rigidità” delle mie gambe si sono spezzate un passo alla volta e...correvo! Correvo di nuovo”.

Ci fermiamo ancora. Ormai il resto del gruppo non si vede più, siamo rimasti in 5 e il tempo sta peggiorando: grosse nuvole si arrotolano sopra di noi, sembra che a breve ci inghiottiranno. E fa un freddo micidiale, un vento gelido che entra nelle ossa! Indossiamo tutti gli strati che abbiamo, soprattutto Lilli che era praticamente in maglietta, e ci rimettiamo in marcia. Abbiamo deciso che la vetta per oggi aspetterà, e un pochino siamo anche felici di non trovarci insieme agli altri in mezzo alle nuvole basse, battuti dal vento e dalla nebbia. Ma non per questo dobbiamo farci mancare la vista!

E così ci dirigiamo verso uno sperone di roccia a picco sulla valle, qualche chilometro più a monte, questa volta in silenzio o parlando d’altro. E raggiungiamo infine, dopo un’altra buona mezz’ora di camminata, la NOSTRA vetta.

La vista è bellissima, non offuscata dalle nuvole che invece ci si appoggiano sulla testa. E non può mancare la foto della vittoria di rito!

Mentre ci sediamo ad addentare panini, barrette e mandorle, per ricaricarci prima di iniziare con calma a scendere, Lilli si mette a ridere e sbotta:

“Che testona che sono stata! Il freddo, l’ho sottovalutato. Mi sentivo così rigida, molto più del solito. Ero così abbattuta, dopo tutto il mio allenamento. E invece ora che mi sono coperta e riscaldata, potrei quasi ripartire per salire con gli altri! Ormai è tardi, ma so che ci riproverò la prossima volta. Mi serve vestirmi bene...e la musica classica”.

“La musica classica?”, chiediamo sorpresi.

“Sì, mentre salgo mi concentro sui miei passi e nella mente prende forma un ritmo, una melodia. È un bel modo di farmi accompagnare, quando vado in montagna”.

Riprendiamo a camminare, e la discesa è per tutti più ardua che la salita. I grossi sassi che formano il sentiero sono instabili, e la forza di gravità questa volta ci spinge verso il rischio di una caduta facile.

Vorrei lasciare in pace Lilli, lasciarle godere la sua musica, ma sono troppo ammirata dal suo spirito e dalla sua forza, e non riesco a trattenermi.

“Lilli, ma come ti senti davanti a questa avventura? Come la affronti, ad ogni passo?”. Non parlo solo delle uscite di trekking, in realtà. E lei sembra saperlo.

“Sai, è come se ci fossero due percorsi paralleli che sto affrontando. Nel progetto M4810 così come nella malattia. Uno mentale, di scoperta di cose che non conoscevo, di nuove sfide ma anche di nuove conquiste. E uno fisico. E in quello fisico, ti accorgi con piacere che il tuo corpo prova sempre ad affrontare il cammino, un nuovo passo alla volta. Si reinventa di continuo, impara a sostituire le cose che non sa più fare con certi muscoli, e ne utilizza altri. E così, ogni volta imparo come andare un po’ più lontano, come fare un movimento in più. Se e quando mi renderò conto che non posso più compensare con altro, aiuterò il resto del gruppo ad arrivare in vetta senza di me”.

The journey

1

M

3061

Mont Fallère

Methodos - M4810 - Mont Fallère

È la prima vetta oltre i 3.000m del nostro progetto

Il Mont Fallère  si trova nelle Alpi del Grand Combin in Valle d'Aosta.

Collocato tra la Valle del Gran San Bernardo e la Valdigne, rappresenta un  ottimo ingresso nel magico mondo dei Tremila. Il Mont Fallère, situato nel cuore della Valle d'Aosta propone una vista panoramica a 360° su tutte le vette valdostane. Il tracciato non è da sottovalutare ma in definitiva non presenta che lievi difficoltà alpinistiche e solo nel tratto di cresta finale.

Saliamo in due tappe: il primo giorno fino al Rifugio Fallère; il secondo giorno arriviamo alla vetta e poi scendiamo a valle. 

Leggi l'articolo di questa uscita :)

2

M

3128

Punta Lechaud

La nostra prima salita alpinistica ad una cima

La Punta Léchaud (3.128m) si trova lungo la linea di confine tra l'Italia (Valle d'Aosta) e la Francia (Savoia). Si trova a sud del Col della Seigne (2.512m) tra la valdostana val Veny e la savoiarda Valle dei Ghiacciai.

Saliamo in due tappe: nella prima giornata camminiamo da La Visaille al Rifugio Elisabetta Soldini (2.195m); nella seconda giornata salita alla punta e ritorno a La Visaille. 

Dal Rifugio si sale al Colle di Chavannes (2.603m); dal colle si deve abbandonare il sentiero segnalato che inizia a scendere nel Vallone di Chavannes, seguendo un sentiero sulla destra che attraversa in piano il ripidissimo versante orientale del Monte Lechaud. La traccia prosegue sulla destra, sempre non lontana dalla cresta del Monte Lechaud e supera un valloncello di pietrame o neve, raggiungendo l'ampia conca dove è collocato il Ghiacciaio di Chavannes. Calzati i ramponi si mette piede sul ghiacciaio salendo in diagonale verso sinistra. Dal dosso si volge gradualmente a destra puntando direttamente alla cima, che si raggiunge superando alcuni tratti di facili roccette a gradoni. Panorama vastissimo e spettacolare sul versante italiano del Monte Bianco.

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3

M

3842

Vallée Blanche

Methodos - M4810 - Vallée Blanche

Traversata a piedi del ghiacciaio del Gigante verso l'Aiguille du Midi

Benché possa sembrare una "passeggiata panoramica", la Vallée Blanche non va sottovalutata, in quanto si tratta di un itinerario che prevede l'attraversamento del ghiacciaio del Gigante. È sempre necessario farsi accompagnare da una Guida Alpina che conosca molto bene l’itinerario e sappia leggere i pericoli.

Saliamo con funivia a Punta Helbronner (3.462m), indossiamo imbrago e ramponi e ci leghiamo in cordata. 

Il primo tratto ci fa perdere quota e poi si inizia a risalire verso l'Aiguille du Midi. L'ultimo tratto prevede la risalita di crinale e cresta innevata dell'Aiguille du Midi, con arrivo a 3.842m. 

Il ritorno è con i panoramici ovetti che ci riportano a Punta Helbronner. 

4

M

4559

Monte Rosa

Methodos - M4810 - Monte Rosa

2 giorni di full-immersion sul Monte Rosa per approfondire le tecniche alpinistiche.

Il Monte Rosa o Massiccio del Monte Rosa è un massiccio montuoso delle Alpi, posto nella sezione alpina delle Alpi Pennine, lungo il confine spartiacque tra Italia (al confine tra Valle d'Aosta e Piemonte) e Svizzera, che dà il nome al supergruppo delle Alpi del Monte Rosa, composto da diversi e importanti gruppi e sottogruppi, a est del Cervino e a sud-est del Massiccio del Mischabel. È il più esteso massiccio delle Alpi, il secondo per altezza dopo il Monte Bianco, il monte più alto della Svizzera e il secondo d'Italia, nonché quello con l'altitudine media più elevata: vi appartengono 9 delle prime 20 cime più alte della catena alpina.

5

M

4061

Gran Paradiso

Methodos - M4810 - Gran Paradiso

Il Gran Paradiso è l'unica montagna di 4000m totalmente in territorio italiano.

Il Gran Paradiso è l'unica montagna di 4000m totalmente in territorio italiano. Classica e affascinante salita: dopo una prima parte su ghiacciaio, per poter raggiungere vetta con la statua della Madonna, bisogna superare alcuni semplici passaggi di roccia.

6

M

4810

Monte Bianco

Methodos - M4810 - Monte Bianco

Il Monte Bianco (Mont Blanc in francese e in arpitano) è una montagna situata nel settore delle Alpi Nord-occidentali, lungo la sezione alpina delle Alpi Graie, sulla linea spartiacque tra la Valle d'Aosta (val Veny e val Ferret in Italia) e l'Alta Savoia (valle dell'Arve in Francia), nei territori comunali di Courmayeur e Chamonix, che dà il nome all'omonimo Massiccio del Monte Bianco, appartenente alla sottosezione delle Alpi del Monte Bianco.

Con i suoi 4.808,72 m d'altezza (ultima misura ufficiale il 13 settembre 2017) è la montagna più alta delle Alpi, d'Italia, di Francia e in generale dell'Europa se si esclude il Caucaso: da qui il suo soprannome di Re delle Alpi. Condivide assieme al Monte Elbrus nel Caucaso un posto tra le cosiddette Sette Sommità del Pianeta.

Prevalentemente di natura granitica, irta di guglie e di creste, intagliata da profondi valloni nei quali scorrono numerosi ghiacciai, è considerata una montagna di grande richiamo per l'alpinismo internazionale e, da un punto di vista della storiografia alpinistica, la nascita dell'alpinismo coincide con la data della sua prima ascensione: l'8 agosto 1786.